“Più campi da golf a Jesolo”? La proposta non è nuova. Forse il sindaco ha voluto accogliere positivamente l’annuncio dato dal Ministro per il turismo, Michela Vittoria Brambilla. Sembra, infatti, che il ministro abbia espresso la volontà di voler finanziare lo sviluppo del golf., attraverso un disegno di legge per promuovere e sostenere lo sviluppo del turismo del golf con la nascita di nuovi campi da gioco e strutture ricettive in Italia. Naturalmente, molti hanno visto inopportuno tale annuncio (un po’ come qualcuno tenterà di fare con la dichiarazione del Sindaco Calzavara), ritenendolo una “mancanza di sensibilità” nei confronti di quelle aziende costrette a mettere in cassa integrazione i propri operai che “difficilmente andranno a giocare a golf” (la dichiarazione è del leghista Massimo Garavaglia, vicepresidente della commissione Bilancio del Senato e dello stesso partito del Sindaco). Attualmente, in Italia esistono 200 percorsi di golf, una cifra ritenuta troppo esigua dal Governo, considerato soprattutto che il turismo internazionale legato a questo sport genera un fatturato di 28 miliardi di euro e produce effetti positivi anche dal punto di vista occupazionale, con circa 700mila posti di lavoro creati, assicurando un gettito fiscale di 14 miliardi di euro. Secondo la Brambilla, ogni campo da golf, in media, offre sbocchi lavorativi per 100 persone, senza contare le opportunità di lavoro derivanti dalle opere di costruzione degli impianti e delle strutture ricettive annesse. In base ai dati forniti da Palazzo Chigi, chi sceglie il nostro Paese per concedersi una vacanza all'insegna del golf ha un'età compresa fra i 54 e i 65 anni e spende in media 90 euro al giorno (esclusi vitto e alloggio) contro i 53,83 degli altri turisti. Gli amanti del green e delle buche sono persone che godono di notevoli disponibilità economiche e la cui passione per questo sport, in Italia, produce un giro di affari intorno ai 350 milioni di euro, mentre in Europa la cifra si attesta attorno ai 50 miliardi di euro. In Paesi come la Spagna e il Portogallo, i ricavi legati all'indotto (sviluppo immobiliare, alberghi, vacanze) sono 4-5 volte superiori a quelli diretti, cioè relativi alle attività del circolo. Confrontando i dati del turismo golfistico italiano con quelli degli altri Paesi europei, si nota che in Francia, per esempio, il volume d'affari è quasi 4 volte superiore al nostro e che la Spagna, con oltre 120 campi da golf realizzati in Andalusia, è riuscita a risollevare l'economia di una delle sue regioni più depresse. In tutto il Paese iberico, ogni anno, circa 500mila golfisti stranieri usufruiscono delle strutture alberghiere e l'industria del golf genera 3 miliardi di euro, con una ricaduta in termini occupazionali pari a circa 200mila posti di lavoro. Un turismo, quello legato al golf, che cresce senza sosta in tutto il mondo, raggiungendo un ritmo dell'8 per cento annuo, con 25 milioni di turisti che ogni anno viaggiano per giocare. In Europa, l'incremento del numero dei giocatori negli ultimi 15 anni mostra una crescita del 108 per cento, mentre, sul fronte infrastrutturale (nuovi campi realizzati) si registra un +75 per cento. In Italia sono oltre 180 i circoli con campi regolamentari dalle 9 alle 36 buche, 43 gli impianti promozionali che offrono campi dalle 3 alle 9 buche e 59 i campi pratica. I numeri, si sa, in economia, valgono più di qualsiasi critica anche costruttiva al progetto (sarei curioso di conoscere i numeri occupazionali e turistici dell’unico campo da golf esistente a Jesolo, in modo da parametrarli con quelli a venire). Ma, che impatto potrà mai avere un disegno di legge che dovesse promuovere la realizzazione di impianti golfistici, definendone i requisiti ed incentivando la costruzione di strutture ricettive turistico-alberghiere collegate ai campi ? E se, ancora, ribadisse che gli impianti potrebbero essere realizzati, in deroga alla normativa vigente e con procedura semplificata, anche all'interno di parchi ed aree protette”. Se questi dovessero essere i contenuti del disegno di legge, vorrebbe dire forse che ogni campo da golf dovrebbe possedere come corona una serie di villette, diciamo un centinaio (!), al fine di garantire una remunerazione agli investitori? Gli incentivi possono essere sicuramente determinanti . Tuttavia gli investitori vogliono soprattutto due garanzie: che non si perda troppo tempo nelle pratiche e che sia consentita la costruzione di un determinato numero di villette… Magari in un area con vista “panoramica” (speriamo non in qualche area protetta o in salvaguardia).
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