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martedì 23 novembre 2010

“…Adesso lo sai! Ecco cosa significa essere vivi. Aggirarsi in una nuvola d’ignoranza; andare attorno calpestando i sentimenti di quelli… di quelli che avete vicino… sprecare il tempo, buttarlo via come se gli anni da vivere fossero milioni… ignoranza, cecità” (Piccola Città di Thornton Wilder)..Piccole (e convinte) ragioni per un blog...

Coltivo il sano pessimismo del critico nell’ irriducibile speranza che la società rigetti nichilismo dominante. Fede e sentimento sono sotto assedio: è perciò importante ritrovare il senso delle parole all’interno di un “discorso” sul mondo, eliminando rancore e risentimento alla base di “vuote” polemiche. L’affermarsi, poi, del “politically correct” (la formula indica, grosso modo, lo sforzo organizzato e progettuale di concedere a qualsiasi minoranza o gruppo etnico, comportamentale, di sesso, ecc., di natura minoritaria, pari diritti, opportunità, eliminando qualsiasi tipo di discriminazione; anche imponendo - se necessario - con strumenti istituzionali la garanzia paritaria. La supposta vittima della “sopraffazione” reagisce con il lamento, una vera e propria forma di aggressione gratuita e pretestuosa. Il discorso diventa fatalmente anche politico quando esso si sostituisce alla crescente disaffezione per i grandi temi pubblici. Il discorso diventa allora di “facciata”, egoistico, e cancella "lo sforzo di progresso della società". Anche a Jesolo permane, come in altre cittadine, il tentativo di identificare (nella politica come “vissuto” locale) un Padre-padrone a cui dare la colpa : l'accento cade anche qui sulla soggettività: le sensazioni che proviamo, anziché ciò che pensiamo o siamo in grado di sapere." Anche l'ambiente informativo sembra aver preso gusto alle etichette che sostituiscono alla riflessione e alla capacità di giudizio un facile moralismo. Anziché “informare” per educare le persone a proporsi obiettivi alti, si dedicano “vuote polemiche” in modo da generare inadeguatezza". Se il tentativo di trovare un valore supremo a tutti i piccoli eventi della vita quotidiana di una “piccola” città diventa, per i fautori del discorso “politicamente corretto”, una pretesa, una rivendicazione di diritti “supposti tali”,  ciò significa, attribuire la massima assurdità possibile al discorso. E ciò appare ancor pù devastante se mettiamo la “cittadina” Jesolo sullo sfondo elle sterminate dimensioni del tempo e dello spazio (la “golbalizzazione”). Il mio lamento, e di chi la pensa come me, si appunta alla perdita della capacità di produrre cultura. Ecco i punto: sostituire al concetto di qualità quello di corretto, senza istituire dei criteri oggettivamente validi per stabilire cosa rientri nel corretto e cosa no. Ciò provoca lo scadimento nella politica e nella società, a cui si accompagna una tendenza al lamento.

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