Coltivo il sano pessimismo del critico nell’ irriducibile speranza che la società rigetti nichilismo dominante. Fede e sentimento sono sotto assedio: è perciò importante ritrovare il senso delle parole all’interno di un “discorso” sul mondo, eliminando rancore e risentimento alla base di “vuote” polemiche. L’affermarsi, poi, del “politically correct” (la formula indica, grosso modo, lo sforzo organizzato e progettuale di concedere a qualsiasi minoranza o gruppo etnico, comportamentale, di sesso, ecc., di natura minoritaria, pari diritti, opportunità, eliminando qualsiasi tipo di discriminazione; anche imponendo - se necessario - con strumenti istituzionali la garanzia paritaria. La supposta vittima della “sopraffazione” reagisce con il lamento, una vera e propria forma di aggressione gratuita e pretestuosa. Il discorso diventa fatalmente anche politico quando esso si sostituisce alla crescente disaffezione per i grandi temi pubblici. Il discorso diventa allora di “facciata”, egoistico, e cancella "lo sforzo di progresso della società". Anche a Jesolo permane, come in altre cittadine, il tentativo di identificare (nella politica come “vissuto” locale) un Padre-padrone a cui dare la colpa : l'accento cade anche qui sulla soggettività: le sensazioni che proviamo, anziché ciò che pensiamo o siamo in grado di sapere." Anche l'ambiente informativo sembra aver preso gusto alle etichette che sostituiscono alla riflessione e alla capacità di giudizio un facile moralismo. Anziché “informare” per educare le persone a proporsi obiettivi alti, si dedicano “vuote polemiche” in modo da generare inadeguatezza". Se il tentativo di trovare un valore supremo a tutti i piccoli eventi della vita quotidiana di una “piccola” città diventa, per i fautori del discorso “politicamente corretto”, una pretesa, una rivendicazione di diritti “supposti tali”, ciò significa, attribuire la massima assurdità possibile al discorso. E ciò appare ancor pù devastante se mettiamo la “cittadina” Jesolo sullo sfondo elle sterminate dimensioni del tempo e dello spazio (la “golbalizzazione”). Il mio lamento, e di chi la pensa come me, si appunta alla perdita della capacità di produrre cultura. Ecco i punto: sostituire al concetto di qualità quello di corretto, senza istituire dei criteri oggettivamente validi per stabilire cosa rientri nel corretto e cosa no. Ciò provoca lo scadimento nella politica e nella società, a cui si accompagna una tendenza al lamento.
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