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domenica 21 novembre 2010

LA PULIZIA DEGLI ARENILI OVVERO COME VALORIZZARE E RECUPERARE IL MATERIALE ORGANICO SPIAGGIATO.

Il consigliere del PDL, Fabio Visentin , uno tra i primi ad occuparsi dei costi relativi al materiale spiaggiato durante l’ultima, devastante, ondata di maltempo  lungo tutto il litorale jesolano ha ritenuto doveroso  chiedere al sindaco Calzavara e all'amministrazione di poter beneficiare di un contributo regionale per i costi sostenuti da Alisea Spa per recuperare tutti i detriti lungo l'arenile. I dati parlano da soli: si parla di un intervento di 1 milione di euro lungo tutta la costa venezianaLo stesso Pres. Dell’Alisea S.p.A.  spiega come dall'inizio dell'anno sono state già smaltite, presso la discarica di «Piave Nuovo», oltre 4.000 tonnellate di rifiuto spiaggiato per un costo complessivo di oltre 700 mila euro, cui andranno ad aggiungersi quelle che verranno raccolte in questi giorni. Al coro delle richieste di contributi si associano anche i sindaci del litorale che vorrebbero, appunto, far inserire la pulizia delle spiagge tra i costi dell’alluvione. Senza scomodare i soliti contributi a fondo perduto, utilizzabili peraltro solo in situazioni contingenti e straordinarie, nessuno ha ritenuto di risolvere il problema dei rifiuti spiaggiati in nuove opportunità di raccolta e riciclo del materiale stesso. Questo la dice lunga sulla capacità di affrontare in modo flessibile i problemi di natura ambientale : l’aumento della tariffa di smaltimento dei rifiuti e la diminuita disponibilità di spazio nelle discariche dovrebbe costringere tutte le Amministrazioni comunali a cercare soluzioni alternative al semplice ma oneroso conferimento in discarica del materiale indifferenziato. E, implicitamente, a richiedere un contributo per evitare che lo stesso conferimento incida in maniera significativa sulla TIA. E’ però anche a tutti noto che realizzare soluzioni  in assenza di un contesto normativo specifico in materia, può portare a notevoli contraddizioni: mi riferisco alle considerazioni riguardanti lo stesso materiale  spiaggiato in alcune circostanze una “risorsa” ed in altre un “rifiuto”. Alcune indagini bibliografiche avrebbero però consentito la possibilità di verificare le modalità di gestione degli ammassi vegetali piaggiati. Per quanto riguarda più specificamente il compostaggio è utile riportare l’esperienza di Denya, comune della regione di Valencia in Spagna. Con il sostegno finanziario dello strumento LIFE Ambiente (concesso dalla Commissione Europea nel 1996 per il carattere innovativo del progetto), la municipalità di Denya, sotto la supervisione dell’Università Politecnica di Valenzia, ha realizzato un impianto di compostaggio in grado di trattare circa 15.000 mc/anno di residui vegetali. Il progetto era nato dall’esigenza di rimuovere ingenti quantità di alghe e fanerogame marine, spiaggiate in grande quantità lungo la costa della municipalità di Denya, e di smaltire rilevanti quantitativi di scarti di manutenzione del verde pubblico e privato (circa 60.000 mc/anno. Il ciclo di trattamento utilizza la tecnica del cumulo rivoltato all’aperto, con aerazione forzata: da tale decomposizione viene ottenuto un compost di apprezzabili caratteristiche agronomiche,con deboli limitazioni e ricco in oligoelementi, particolarmente indicato per impieghi nella vivaistica, negli interventi di riforestazione o di recupero ambientale. E’ solo, chiaramente un esempio di come possa essere utilizzato il materiale di natura organica. In ogni caso, da un punto di vista medio - ponderale,  il materiale indifferenziato proveniente dalle operazioni di pulizia delle spiagge risulta una miscela di RSU (<10%), materiale organico marino (>45%) e materiale inerte di spiaggia (>45%). Su circa 4000 tonn/anno di materiale indifferenziato proveniente dalla sola pulizia straordinaria degli arenili , oltre il 70% in peso è costituito da sabbia e ghiaia. Seguendo sempre le solite medie ponderali, su 100 m3di materiale indifferenziato raccolto con mezzi meccanici , un percentuale compresa tra i 35 ed i 42 m3 di sabbia verrebbe asportata dagli arenili. Inevitabilmente, la pulizia degli arenili effettuata con mezzi meccanici può causare l’asportazione definitiva di importanti volumi di sedimento dalle spiagge ed incidere negativamente sui bilanci sedimentari di spiagge, come ad esempio quella di Jesolo, caratterizzata da fenomeni erosivi. Ai fini della individuazione di una linea di corretta gestione dei detriti vegetali spiaggiati è in primo luogo fondamentale comprendere se questi debbano, o meno, essere
considerati come rifiuto; in tal senso viene fatto riferimento alla attuale normativa sui rifiuti.
- D. legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 e relativi decreti di attuazione.
Ad una attenta analisi della normativa si osserva che i detriti vegetali spiaggiati, le piante marine e le alghe non siano chiaramente definibili come rifiuti. L’articolo 7 del D.L.22/97 (Classificazione) definisce semplicemente come urbani i rifiuti giacenti sulle spiagge ma non definisce rifiuto tutto quello che giace sulle spiagge. Negli elenchi della normativa (nazionale o comunitaria) manca alcun riferimento specifico a tali materiali come rifiuti. Tra l’altro essendo prodotto da un meccanismo naturale non si individua né un produttore né un detentore. Contrariamente a tutto questo, l’interpretazione data da esperti della materia rifiuti confermerebbe l’appartenenza alla categoria di rifiuto del materiale spiaggiato poiché, pur trattandosi di un prodotto naturale, questo avrebbe comunque terminato il suo ciclo naturale e la sua funzione, e certamente diventa rifiuto nel momento stesso in cui viene raccolto (mescolato o meno con rifiuti veri e propri). Volendo comunque accettare una visione restrittiva della normativa, le alghe sono classificabili come rifiuti urbani esterni e non, come spesso sostenuto, rifiuti speciali. Devono inoltre essere considerati non pericolosi poiché non sono presenti nell’allegato B dei rifiuti pericolosi. Quando tali materiali, frammisti ad altri chiaramente identificabili come rifiuti (oggetti plastici, contenitori, ecc.) vengono raccolti unitamente a questi, è inevitabile che vengano considerati contaminati e quindi classificati anch’essi come rifiuto. Tuttavia una raccolta mirata dei soli materiali “contaminanti” lascerebbe a terra le frazioni naturali. Sempre in relazione agli aspetti normativi, per quanto riguarda la compostabilità delle biomasse vegetali spiaggiate, è necessario considerare il D.M. 27 marzo 1998 - modificazione all’allegato 1C della legge 19/10/1984 n. 748 e s.m.i. (recentemente è stata abrogata dal Decreto Legislativo n. 217/2006) recante nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti - che esclude la presenza “alghe e piante marine” tra i componenti degli ammendanti organici naturali (produzione di compost di qualità). Si tratterebbe quindi di materiali non compostabili per effetto della possibile concentrazione di metalli pesanti. Inoltre questi materiali non sono compresi nelle tipologie dei rifiuti compostabili indicate dal D.M. 5/2/98. Vale a dire che tali materiali sono esclusi dalla procedura semplificata di trattamento dei prodotti utilizzabili per la produzione di compost. Le soluzioni potrebbero scaturire però dall’istituzione di un tavolo tecnico predisposto dalla Provincia in funzione dell’interpretazione della normativa vigente. Una serie di linee guida basate sul principio che le biomasse in quanto elemento naturale del fragile ecosistema costiero, non possono essere considerate un rifiuto, potrebbero realizzare indicazioni tecniche e di comportamento non solo per le imprese che si occupano di asporto rifiuti, ma anche per i gestori e per coloro che utilizzano la fascia costiera a scopi ricreazionali e di lucro. Questo, ovviamente, nell’ottica di una gestione integrata e “razionale” dell’ambiente costiero. L’auspicio è che tale tavolo tecnico possa essere di riferimento alla Regione Veneto ed al Ministero dell’Ambiente per la realizzazione di una normativa specifica in materia. Va inoltre ribadito che la pulizia, effettuata con mezzi meccanici che asportano insieme al materiale antropico e vegetale anche molta sabbia, producono quantità notevoli di “rifiuti” da smaltire in discarica e provocano diversi danni ambientali sia durante la fase di raccolta che di smaltimento. L’asportazione diretta di sabbia incide negativamente sul bilancio sedimentario della spiaggia, spesso già critico per l’erosione del moto ondoso e per la mancanza di apporti di materiale fluviale, mentre l’asportazione delle biomasse in particola modo vegetali  aumenta l’esposizione della spiaggia al moto ondoso e la priva di nutrienti fondamentali per le comunità che la abitano.

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