La proposta del Sindaco di Jesolo di posticipare l’apertura dell’anno scolastico piacerà sicuramente alla maggior parte degli studenti: stop all’inizio anticipato dell’anno scolastico perché provocherebbe l’ anticipata chiusura della stagione estiva anche rispetto al ciclo meteorologico. Ciò determinerebbe per le regioni a vocazione balneare un conseguente accorciamento della stagione turistica, con cadute occupazionali e reddituali. Il ragionamento dal punto di vista economico potrebbe “salvare” il turismo italiano se non fosse che anche l’educazione dei figli attraversa la nostra vita. Chiedersi perché i bambini debbano andare a scuola, quale sia la vera funzione dell’educazione, è importante così come chiedersi quale possa essere il “risultato” economico con il posticipo dell’apertura dell’anno scolastico : tra scuola ed istituzioni dovrebbe esserci una sintonia di intenti. L’educazione è fondamentale per la comprensione della vita, per avvicinarsi alla vita, per essere dentro la vita. I contenuti che vengono proposti nella scuola, attraverso il percorso didattico, hanno un grande valore: portano il mondo alla portata dei bambini, portano il significato della vita con tutti i suoi problemi. La scuola non è solo una fabbrica di bulli o perditempo, ragazzi “obbligati” con la forza a studiare, insegnanti frustrati e incapaci; la superficialità e l’indifferenza con cui vengono formulati giudizi è sotto gli occhi di tutti.
Ce ne rendiamo conto quando vediamo un ragazzo che si ubriaca o si droga: lo possiamo giudicare come un semplice fatto che accade a quella persona oppure come una profonda ingiustizia che tocca tutta la nostra persona. La differenza tra queste due atteggiamenti dipende dalla nostra visione delle cose , dai sentimenti e dai pensieri di cui siamo portatori. Un normativa anti alcool o anti – bottiglia assomiglia ad giudizio morale :solo moralismo spicciolo, fondato su una concezione piuttosto vecchia di autorità. E’ altrettanto chiaro, quindi, che un giudizio morale è anch’esso sottoposto a revisione e critica. In un qualsiasi discorso pubblico (e la politica rientra in tale ambito),il giudizio morale è sottoposto alla riflessione: come tale esplora le risorse critiche degli individui utilizzando il ragionamento; quando mettiamo in luce punti di vista isolati e distanti e la loro incoerenza nei giudizi. Ecco che, allora, quando ipotizziamo, in politica, l’applicazione di una regola giuridica (sapendo che questa inciderà sulle libertà altrui), dovremmo sempre chiederci: in che modo tale regola inciderà sulla libertà altrui? E’opinione comune che la scuola debba preparare ad un lavoro: un ragionamento condivisibile in parte (è vero che il mondo del lavoro ha bisogno di persone che siano andate a scuola): l’istruzione non può essere riducibile ad un modo per fare soldi. Così come il turismo non è solo un modo per incrementare i consumi. La scuola non fabbrica mestieri ma, al contrario, aiuta ad approfondire le proprie capacità di analisi ed approfondimento:crea menti pensanti e critiche. La “scuola” (almeno, nelle intenzioni, e così dovrebbe essere) dovrebbe selezionare in base al “sapere” di ognuno e non in base ad un titolo (la laurea come titolo legale). Per il nostro sistema scolastico, fino ad ora, è stato importante il titolo: al contrario si dovrebbe essere più attenti a ciò che si sa e si sa fare, e a ciò che si conosce. Veniamo alla questione di fondo: posticipare l’apertura dell’anno scolastico. Cosa “dice” la normativa in proposito? A) L’inizio e il termine dell’anno scolastico e la durata complessiva delle lezioni sono fissati per legge, la durata delle lezioni deve essere almeno di 200 giorni. B) Spetta al Ministro della Pubblica Istruzione fissare annualmente i giorni di festività nazionale, civili e religiose, e le date di svolgimento degli esami di Stato. C) È invece di competenza di ciascuna Regione, stabilire per tutte le scuole del proprio territorio, inizio e termine delle lezioni, delle vacanze natalizie e pasquali, e altri momenti di sospensione delle attività didattiche. D) Le singole istituzioni scolastiche possono deliberare adattamenti minimi del calendario scolastico regionale. Qual è il nuovo quadro istituzionale dove è inserita la scuola? Il nuovo modello ha trasferito funzioni, dall’amministrazione centrale e periferica della Pubblica Istruzione alle stesse istituzioni scolastiche. Le scuole hanno visto riconosciute la propria soggettività nella definizione di discipline e attività di insegnamento, mentre il Ministero ha ridotto il proprio ruolo ad una competenza di carattere generale nella definizione degli obiettivi di apprendimento. Il superamento del centralismo dell’Offerta Formativa uguale per tutti, ha permesso di puntare ad una scuola più attenta ai processi di apprendimento, attraverso il curricolo e la personalizzazione dell’insegnamento. Ogni scuola o istituto possiede la capacità di rielaborazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF) . Il POF è quindi un disegno organico di interventi in materia didattica, organizzativa e gestionale, presenti sia nelle attività scolastiche sia extrascolastiche. Le finalità e gli obiettivi sono perseguiti in rapporto ai bisogni e agli interessi differenziati, sulla base della conoscenza e comprensione delle effettive esigenze di cui sono portatori gli alunni, i genitori e la società. Il P.O.F. resta uno strumento di programmazione aperta, adattabile a nuove esigenze e diversi orientamenti che dovessero emergere nelle scelte di politica scolastica. Importante per il successo del Piano sono, da parte di tutti i soggetti interessati, la flessibilità, l’adeguamento degli obiettivi di formazione con i tempi dedicati alla prassi progettuale e metodologica. Ora,che cosa ha a che fare tutto questo con il posticipo della apertura dell’anno scolastico? Lo strumento di programmazione aperta e flessibile (POF) coincide sia con ripartizione dell’anno scolastico in trimestri o quadrimestri sia con la scansione dell’orario giornaliero. Per ogni anno scolastico orario e ripartizione sono fissati dal Collegio dei Docenti nel rispetto della normativa vigente. Posticipare la data di apertura delle scuole significa incidere, quindi, direttamente sui tempi di realizzazione del Piano dell’Offerta Formativa ed, indirettamente sugli interventi didattici presenti nelle attività scolastiche. Anche in Germania ci sono 200 giorni scolastici come in Italia. D’estate ci sono 6 settimane di ferie che iniziano fra i primi di luglio o al massimo a metà agosto. Le date variano da Land in Land e da anno in anno. In autunno ci sono altre due settimane di ferie, a Pasqua ci sono tre settimane, a Pentecoste una, a Natale due. ma anche questo varia da Land in Land. Non ricordo di aver mai letto, nel dibattito politico tedesco (Internet ci permette di tenerci costantemente informati) di proposte relative al posticipo della data di apertura dell’anno scolastico per scopi turistici. Forse, ogni tanto, anche i tedeschi possono insegnarci qualcosa.
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