Egr. Sig. Sindaco,
leggo dal Gazzettino di sabato 15 novembre 2008, pag. XVIII, una sua dichiarazione: “Il nubifragio che ha colpito la nostra città è da considerarsi per durata e dimensioni un fenomeno eccezionale della cui responsabilità non può esserne fatta carico l’Amministrazione Comunale. Il fatto che varie parti di Jesolo siano state oggetto di allagamenti è la testimonianza più forte di come non è ascrivibile ad un singolo intervento o ad una singola disfunzione la responsabilità dell’accaduto. In questi casi, dov’è la natura a farla da padrone, non ci resta che metterci a disposizione dei cittadini colpiti da questo straordinario nubifragio ed attivarci per vedere riconosciuta la nostra città come area colpita da calamità naturale e sperare di poter attingere ai fondi regionali per rimborsare i danni subiti”. Tra i tanti titoli & titoloni (e articoli) di giornale mi sarebbe piaciuto scrivere: "L’Amministrazione non aspetta le piogge". Sottotitolo: “Le fogne non possono reggere piogge così intense”. Alcune ore di pioggia mettono in ginocchio Jesolo e tra i residenti è tornato l’incubo alluvione. Jesolo come Venezia? Ma qui c’è poco di romantico. Con il primo acquazzone mi sono ritrovato, con l’auto a mollo. Strade inondate di acqua, pedoni costretti a transitare con tanto di stivaloni, negozi allagati, scantinati e garage inagibili. E sì, Jesolo città di mare abituata all’acqua salata però, più che a quella piovana. Sarebbe stato davvero pittoresco vedere i cosiddetti “mosconi”, le tipiche imbarcazioni leggere usate dai turisti, navigare lungo le strade allagate e per questo impraticabili per le auto. …. Questa è delle tante scene climatiche a cui ci dobbiamo abituare (non ricordo bene il periodo, ma anche durante l’estate si è verificato un evento simile). I capricci del clima non sembrano più passeggeri. Si stanno modificando i percorsi delle grandi masse d' aria e delle correnti oceaniche. Ne derivano cambiamenti di ordine generale che hanno effetto anche a livello locale. Siamo in novembre. Non è piovuto di più, anzi in generale ha piovuto poco: è però mutata l' intensità delle precipitazioni. In passato si avevano precipitazioni che nel giro di qualche ora depositavano una massa d' acqua tra i 20 e i 40 millimetri. Ora la massa va spesso dagli 80 ai 110 millimetri, insomma il coefficiente sembra cresciuto tre volte...Con quali conseguenze sulla città? Le reti fognarie sono state sicuramente progettate per masse inferiori d' acqua. Quindi gli allagamenti diventano inevitabili. E non solo perché le caditoie delle fogne sono a volte otturate dagli aghi di pino (una scusa in più per “segarli”? Oppure continuiamo ad appoggiarci al lavoro, volontario e casuale, di cittadini che, con scope e bastoni, cercano di liberare le caditoie?).Le fogne non ce la fanno proprio a smaltire tutta quest' acqua. Più precisamente chi ha progettato (quando? Dieci? Vent’anni fa?) il sistema fognario è chiamato oggi a fornire una nuova stima della portata che la fognatura è chiamata a smaltire. I parametri che più interessano per un corretto dimensionamento sono il valore medio e quello massimo di tale portata. In genere la condotta fognaria va dimensionata sulla base della portata media in base alla quale vengono disegnate le sezioni nel rispetto dei parametri di velocità ammissibili durante il funzionamento "a regime", ma deve essere in grado di smaltire senza problemi anche quella massima senza tracimare dai pozzetti intercalati lungo il percorso.
Sinteticamente: Non occorreva certo aspettare le piogge per predisporre piani di intervento sulle fognature, dove la situazione è stata più difficile, tenendo conto che in quei luoghi non è solo questione di manutenzione, ma ci sono alcuni problemi strutturali. E, non mi pare (mi corregga, naturalmente, se mi sbaglio) che, scorrendo il piano degli investimenti per opere pubbliche, siano stati progettate, in passato, estesi rifacimenti di fognature. La natura può naturalmente farla da padrone: ciò non toglie, però, che l’articolazione di un piano di emergenza (prevenire i danni si può…) hanno un carattere scientifico: e, come tale, non possono avere un impostazione generalista ed approssimativa. Il piano, assumendo una veste scientifica precisa, parte da un’analisi del territorio che solo enti dotati di uffici tecnici o di cultura tecnico scientifica calata nel territorio possono realizzare. Se mi permette, vorrei darle alcuni spunti per tutti gli approfondimenti che lei e la sua Giunta riterrà più opportuni:
Sul piano tecnico (Assessorato ai Lavori Pubblici):
1) varare un Piano straordinario di manutenzione delle caditoie e della rete fognaria nei punti critici. Ricognizione su altri eventuali problemi strutturali per i quali – se necessario – verranno approvati gli opportuni progetti.
2) mappatura, insieme ai tecnici dell’Ufficio Tecnico comunale e dell’ASI, delle aree ad alta criticità;
3) le reti fognarie realizzate in passato erano essenzialmente di tipo misto (raccoglievano acque reflue e meteoriche) . Negli ultimi anni si sta procedendo alla separazione delle reti in bianche (acque meteoriche) e nere (acque reflue) per ridurre l’inquinamento, ottimizzare il funzionamento dei depuratori (con altrettanto ovvi benefici per le utenze in termini di costi) e favorire l’immissione delle acque meteoriche in acque superficiali;
Sul piano politico- istituzionale:
1) verificare la regolare esecuzione delle opere fognarie in conformità al progetto edilizio approvato : in tal senso dovrà essere emanato dal Consiglio Comunale un regolamento di servizio riguardante la fognatura urbana;
2) già da settembre 2008 andava approvata una mozione bipartisan del consiglio comunale che avrebbe dovuto affrontare il problema delle precipitazioni estive. Tale mozione avrebbe dovuto impegnare il Comune ad accelerare l’adozione di un Piano delle acque (Assessorato all’Ambiente) ed interventi all’impianto idrico e fognario;
Sul piano operativo (aspetto di competenza del Sindaco, dell’assessorato di protezione civile. La legge, come lei ben sa, riconosce al Sindaco, quale autorità locale di protezione civile, un ruolo di attivazione, direzione e coordinamento dei primi soccorsi alla popolazione, oltre al ruolo fondamentale nella fase di prevenzione) :
a) possibilità di emissione di un avviso meteorologico nelle 24-48 ore precedenti;
b) conseguente attivazione di uno stato di preallarme alle strutture operative locali, in corrispondenza di un livello di moderata criticità;
c) costante monitoraggio dello svolgersi dell’evento metereologico, attraverso sistemi di monitoraggio ambientale, meteo-idropluviometrico e di controllo del territorio;
d) dispiegamento in tempo utile di tutte le forze di protezione civile (ma perché il personale delle cosiddette partecipate e gli agenti di Polizia Municipale non viene utilizzato nell’ambito della protezione civile?) sul territorio interessato, con la conseguente messa in opera di misure di difesa e di prevenzione.
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