Gli albergatori jesolani, insieme alla loro associazione più rappresentativa, l’AJA, dovrebbe rivoluzionare le proprie tattiche commerciali. Mi riferisco sia all’ormai “accettata” abitudine di molte agenzie viaggi di offrire richieste di servizi alberghieri a prezzi stracciati, sia alla volontà di alcuni albergatori di offrire camere a prezzi estremamente bassi. La palla di cristallo, nel turismo, non serve a molto, ma, intuitivamente, la stagione 2010 ha trasformato il pricing in un labirinto. Sarebbe interessante alzare il velo sulla questione tariffe. C’è stato un modo di affrontare la crisi che ha portato gran parte delle attività ad “incentivare” il cliente con il prezzo. Se un azienda alberghiera, storicamente, pensava di acquisire più clienti riducendo i margini e compensando con vendite di camere maggiori, adesso si vorrebbe “educare” il cliente a comprare ad un prezzo che non è più quello reale. Per cui si potrebbe anche essere commercialmente contenti, come il Sindaco ha dichiarato, citando il dato statistico positivo frutto delle “potenzialità” della località. Un po’ meno sul lato economico. Con i prezzi al ribasso, la qualità del prodotto turistico complessivo (o quantomeno la sua percezione) diventa piatto. Con i prodotti turistici (leggi anche servizi alberghieri), il prezzo non lo fa più, evidentemente, ma il mercato. E il mercato fa quello che gli conviene, ovvero calare il prezzo. Aggiungo che se anche le agenzie viaggio si appiattiscono su questo meccanismo, è inevitabile che questo incida sulla distribuzione dell’offerta. Qual è allora la tattica commerciale da perseguire? Gli operatori si sono dimostrati, fino ad ora, meno ottimisti quando si tratta di parlare di questioni legate alla riduzione del prezzo. Nel settore non ci sono barriere d’ingresso a tariffe ridotte: porre un limite alla riduzione delle tariffe alberghiere non produrrebbe alcun risultato. Restano due possibili soluzioni. La prima: perseguire la strada del dialogo tra operatori turistici, agenzie viaggio e tour operator allo scopo di condividere regole comuni . Oppure optare per una segmentazione delle stesse agenzie in “livelli”, in base alla capacità di vendita. Una sorta di “classificazione” delle agenzie, forse a rischio contestazione da parte delle stesse, che lavorino, però, in funzione del volume delle “vendite” alberghiere. In questo caso, però, è necessario che tutte le aziende alberghiere facciano per così dire “massa critica”.
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