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lunedì 21 marzo 2011

Commercio: rischio aperture indiscriminate se non c'è la programmazione comunale.

Alcune considerazioni a margine dell’articolo “Crosera vota contro il Piano” (La Nuova, 9 febbraio 2011, pag. 36). Crosera non avrebbe voluto fornire spiegazioni relative al voto contrario relativo all’approvazione del Piano Urbanistico del progetto dell’architetto Zahe Aidid (un centro commerciale alle porte di Jesolo). Una sorta di difesa del consigliere Crosera viene dal sindaco Calzavara che così spiega il voto contrario del suo consigliere:”Lui rappresenta i commercianti nell’eterna lotta con i centri commerciali e ha fatto quello che riteneva di dover fare”. Sembra quasi di trovarsi di fronte ad un “eterna” lotta tra “bene” (lo sviluppo) e “male” (l’arroccamento dei commercianti contro ogni forma di liberalizzazione del commercio). Una sorta di dimensione etica dove un consigliere di maggioranza vota “contro” un provvedimento senza rendere conto, anche per un principio di autotutela dell’Amministrazione di cui fa parte, delle effettive motivazioni, utili quantomeno a fare chiarezza sulla questione. Come coordinamento comunale di Alleanza di Centro, scegliamo di essere invece “responsabili” senza scadere nella solita vuota retorica che ci vede ora “contro” i commercianti (“colpevoli” di opporsi alle liberalizzazioni), ora “contro” la Pubblica Amministrazione (“colpevole” di “uccidere il commercio”). Questo perché le cosiddette “liberalizzazioni” non sono un “gioco al massacro” ma (ed è abbastanza intuitivo) una logica governata da regole che vanno osservate. L’attuale normativa sul commercio chiarisce e ribadisce un concetto fondamentale, utile a governare lo sviluppo equilibrato del territorio: limiti e divieti all'apertura di esercizi commerciali possono essere opposti solo se c'è una Programmazione Commerciale vigente e conforme alla normativa nazionale e regionale che stabilisca in modo chiaro e coerente i criteri urbanistici, ambientali e sanitari che devono essere rispettati nelle diverse aree del territorio. Ciò significa, ad esempio, che un supermercato di medie dimensioni potrebbe aprire senza ostacoli nel centro storico di un Comune che non abbia un piano di settore. Nell’essenzialità del ragionamento: senza programmazione commerciale i processi di liberalizzazione degenerano in una “deregulation” dannosa per il patrimonio collettivo. Ribadisco: nessuna programmazione significa impossibilità di opporsi all'apertura di nuove strutture commerciali che chiederanno di insediarsi sul territorio!! Innegabili, quindi, sotto l’aspetto commerciale, le ripercussioni negative sulla rete di vendita di vicinato. La stessa normativa regionale (’art. 14 della L.r. 13 agosto 2004 n. 15) fa intuire l’importanza dei principi da tenere in considerazione nella stesura del documento di programmazione commerciale. Ne cito alcuni: mantenimento di una presenza diffusa e qualificata del servizio di prossimità; equilibrio delle diverse forme distributive; tutela delle piccole e medie imprese commerciali; definizione di un rapporto tra densità di medie-grandi strutture di vendita ed esercizi di vicinato non superiore a quanto stabilito dalla giunta regionale. Non ultima la priorità alle domande di ampliamento relative ad attività esistenti. Per l’individuazione dei criteri per il rilascio delle autorizzazioni commerciali relative alle medie strutture sarà importante esaminare la situazione della rete distributiva comunale con un confronto con la realtà provinciale e comprensoriale. Questo significa “difendere” il commercio.

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