EMINENZA,
Non dovrebbero bere affatto. Eppure lo fanno durante tutta la settimana, e nel fine settimana addirittura esagerano. Il sabato sera i ragazzi italiani "alzano il gomito": il 67% non rinuncia ai drink nonostante abbia un’età compresa tra i 13 e i 15 anni. In media mandano giù quattro bicchieri: 1,5 di breezer o aperitivo alcolico, 1,5 di birra e uno di superalcolico. E se i maschi si lasciano andare al drink senza problemi, le ragazze li seguono a ruota. È infatti in aumento il consumo tra le giovani, che consumano 3 bicchieri in media, appena uno in meno dei coetanei di sesso maschile. I giovani italiani ‘alzano il gomito’. Il 74%, e nello specifico il 67% dei 13-15/enni, beve il sabato sera. Di questi, il 20% si ubriaca nel fine settimana. È quanto era emerso dalla ricerca finanziata dal Ministero della Salute e condotta nelle discoteche dal Centro collaboratore dell’Oms per la promozione della salute e la ricerca sull’alcol, presentata oggi in occasione dell’Alcol prevention day 2007′. Il trend è in forte crescita nel corso degli ultimi anni.“A preoccupare sono soprattutto le adolescenti, vulnerabili, psicologicamente parlando, agli effetti negativi dell’alcol”. Tra i teenagers risulta sempre più diffuso il fenomeno del ‘binge drinking’, cioè bere per ubriacarsi sei o più bicchieri in una volta, come anche l’abuso fuori pasto e le ‘happy hours’: queste abitudini incrementano del 70% il rischio del ricorso dei giovani al pronto soccorso. L’indagine rivela che il sabato sera è il momento dedicato dai giovani all’alcol in discoteca o nei pub beve il 74% dei ragazzi, e nel dettaglio l’83,4% dei giovani tra i 16 e i 18 anni, il 67% tra i 13 e i 15 anni, il 66,7% tra i 19 e 24 anni, il 64,2% dai 25 anni in su’. Ma anche di venerdi e’ di domenica i consumi, seppure inferiori, non sono bassi: bevono il 34,6% dei ragazzi e il 19,2% delle ragazze il venerdi’ e, rispettivamente, il 19,8% e il 14,6% la domenica. Nell’atteggiamento degli adolescenti italiani influisce negativamente la televisione: “Fiction e pubblicita’ mostrano il bere in un contesto di normalità e sempre più spesso lo associano ad immagini di successo, anche attraverso il ricorso a testimonial d’eccezione che tanta influenza hanno sui giovani. Nel corso del workshop promosso dall’Istituto Superiore di Sanità era stato diffuso anche il dato riguardo alla mortalità causata dall’alcol. Ogni anno in Italia circa 25 mila decessi sono associati all’alcol e riguardano più di 17 mila uomini e circa 7 mila donne. Il tasso di mortalità legato all’alcol e’ di 35 decessi su 100 mila abitanti per i maschi e di 8,4% decessi su 100 mila abitanti per le donne. Circa il 10% dei decessi registrati sono da ritenersi, secondo gli esperti, decessi prematuri causati dall’alcol (l’11% tra i maschi e il 5,2% tra le donne).Le condizioni che presentano la più elevata frequenza di mortalita’ alcol-attribuibile sono la cirrosi epatica e gli incidenti. Per i decessi da cirrosi epatica il 47,7% per i maschi e il 40,7% per le donne sono attribuibili all’alcol; analogamente, il 26,35% e l’11,4% di tutti i decessi che riconoscono la causa di morte in un incidente sono alcol correlati. Attribuibile all’alcol anche il 5,31% di tutti i tumori maligni maschili e il 3,01% di quelli femminili. Dagli studi del Centro Oms per la ricerca sull’alcol dell’Istituto Superiore di Sanità appare che gli italiani stanno abbandonando il cosiddetto ’stile mediterraneo del bere’, cioè il consumo, in particolare di vino, durante i pasti. Lo ’stile mediterraneo’ e’ rispettato dalle donne e dagli anziani e da meno del 50% dei maschi adulti. Il 70% delle donne assume a modello del bere quello tradizionale, legato ai pasti. Coloro che bevono lontano dai pasti sono soprattutto i giovani, in particolare tra i 18 e i 24 anni. D'altra parte per un ragazzo il bere ha un valore simbolico e psicologico, così come per il primo pacchetto di sigarette. E' la sensazione di entrare in questo modo nel mondo degli adulti, di sentirsi più liberi e indipendenti. L'alcol diventa quasi una «pozione magica» che ti dà senza sforzo quell'extra di cui hai bisogno per sentirti forte, coraggioso, super. Quasi sempre l'iniziazione alla bottiglia avviene in gruppo, dove ogni adolescente trova risposta al suo bisogno di socializzare, di evadere, di costruire la propria identità. Insomma i ragazzi bevono per sentirsi grandi, abusano di alcol per essere accettati dal gruppo, si ubriacano per essere trasgressivi e muoiono, perché non sono più padroni di se stessi. L’abuso di alcol provoca comportamenti devianti e violenti, suicidi, crimini familiari, esclusioni sociali e di incidenti stradali mortali (le cosiddette stragi del sabato sera). Le cause? Molteplici. Tra cui il disagio esistenziale e la fragilità psicologica di chi affronta l’insostenibile leggerezza della propria vita con mezzi pericolosi come l’alcol. Il fatto poi di vivere in una società consumistica, che spesso ti mette a disposizione il denaro ma non l’educazione ai valori facilita l’abuso alcolico. E la pubblicità? Inutile nasconderlo. E’ un martellamento pressante, subdolo, suadente, senza scampo. Fatto sui figli di una cultura edonista, radicale e individualista, dove i desideri sono legge, dove prospera la cultura del rischio e del tutto è lecito, dove l’imperativo è la libertà di auto/determinazione… fino all’autodistruzione! Una cultura religiosamente indifferente, dove l’adorazione dell’io ha scalzato l’adorazione di Dio. La sfida è proprio quella dell’educazione al valore della propria libertà fino al corretto e responsabile comportamento davanti al bicchiere da bere, per non correre il pericolo di essere ‘bevuti’ perdendo così la propria dignità e la vita. Da tempo in Italia si sta combattendo, anche a livello istituzionale, una dura lotta contro l’alcol e il suo abuso da parte, soprattutto, dei giovani: a questo scopo era entrata in vigore una legge che proibiva la vendita (a chiunque) di alcol dopo le due di notte per limitare gli incidenti. Con un provvedimento che ha fatto molto discutere il comune di Jesolo, in accordo con la regione, ha deciso di “abolire” (con lo strumento della deroga) questa impopolare (e secondo molti inutile) legge in cambio però di un inasprimento e maggioramento dei controlli alcolemici fuori dai locali e per le strade nelle vicinanze: in pratica, in cambio di controlli si è permessa (così mi è parso di capire) , una tranquilla vendita di alcolici (senza conseguenze) fino a ben oltre le due di notte, precedente limite di legge. Le polemiche ovviamente non sono mancate e molti hanno fatto notare (anche a mezzo stampa) come questo sembri un provvedimento fin troppo a favore dei commercianti e dei padroni dei locali; dall’altra parte si fa notare (un po’ leziosamente forse) come la legge finora in attuazione non abbia diminuito granchè il numero degli incidenti in quanto i metodi per bere comunque c’erano e venivano continuamente utilizzati in ogni caso. Mi è sembrato utile richiamare l’attenzione della Chiesa e, più in generale, di tutti i cittadini “armati” di buona volontà su un problema specifico che ai nostri giorni s’impone con somma urgenza all’attenzione della nostra città, che “vivono” di turismo (l’accento non si pone mai su come ci si diverte ma, al contrario, sulle aziende turistiche che “rischiano di perdere” circa 2,5 miliardi di consumi equivalenti a 50 mila posti di lavoro). Jesolo, si è, quindi, “attrezzata” per ottenere le deroghe, previste dalla stessa legge veneta a fronte di iniziative di prevenzione e programmi di sicurezza stradale. Si è, poi, passati alla raccolta di firme per cercare di fare cambiare la legge che fissa alle due di notte il limite massimo per la vendita degli alcolici. Iniziativa che è condotta dall'associazione Liberamente Veneto, appoggiata dal Silb, il sindacato degli imprenditori della notte, e dalla Confcommercio. Un atteggiamento tipicamente liberal (“vietato proibire”) ma niente affatto ragionevole dal punto di vista del buon senso. La raccolta di firme rappresenta più una “partecipazione simbolica” ai problemi dei giovani. E non rappresenta neppure l’intima convinzione di chi l’alcol, poi, lo vende. L’ alcolismo, per l’intrinseca loro gravità e per la devastante estensione, è un fenomeno che minaccia le future generazioni ,incrinando le sue più profonde ragioni di speranza per il futuro che, per esser tale, deve essere in grado di fornire una speranza nella vita. Col passare degli anni, inoltre, il fenomeno dell’alcolismo, s’è allargato a dismisura, ed oggi noi ci troviamo di fronte a piaghe sociali insidiose e capillarmente diffuse, dove sembrano forti le ragioni che riducono ad abbandonare ogni speranza. L’alcolismo, come le tossicodipendenze, è un fenomeno di vastità e proporzioni terrificanti. Non si può parlare della “libertà di drogarsi” ne del “diritto a bere”, perché l’essere umano non ha il diritto di danneggiare se stesso e non può ne deve mai abdicare alla propria dignità personale. Il bere eccessivo, fino all’alcolismo non solo pregiudicano il benessere fisico e psichico, ma impediscono alla persona di essere parte attiva nella società. Tutto ciò è ancor più grave nel caso dei giovani. Perché l’età dei grandi ideali di onestà, lavoro, sacrificio e di amore sincero e profondo verso gli altri debbono essere sciupati dall’ esperienza illusoria (e, spesso tragica) del bere? Non si può combattere il fenomeno dell’alcolismo ne si può condurre un’efficace azione per la guarigione e la ripresa di chi ne è vittima, se non si ricuperano preventivamente i valori umani dell’amore e della vita. Spesso ho la sensazione che le istituzioni siano pervase da un senso di estraneità: non si può essere indifferenti , né considerarsi assolti semplicemente perché si sostiene l’azione del volontariato, si fanno piani sanitari contro l’alcolismo o, peggio, si legifera con vecchie ed obsolete norme proibizioniste: forse utili al bisogno, ma inevitabilmente insufficienti. Il “solo” legiferare significa non aver compreso che una norma ha solo carattere prescrittivo se la stessa non guarda con fiducia alla vita!! Alla Chiesa e ai suoi Pastori spetta il delicato compito di operare sul piano morale e pedagogico, intervenendo nel dibattito pubblico con grande sensibilità in questo settore specifico. Evangelizzazione della realtà giovanile, una nuova pastorale per i giovani che occupi tutti gli ambiti occupati dagli stessi, con l’impegno di parlare la lingua dei giovani, cioè a riformulare attraverso il linguaggio il messaggio perenne del Vangelo. Alle Pubbliche Amministrazioni, alla politica e ai suoi rappresentanti (rigorosi e competenti nelle scelte di governo) vanno il compito di impegnarsi in una politica seria, intesa a sanare situazioni di disagio personale e sociale, tra le quali spiccano la crisi della famiglia, principio e fondamento della società umana, la disoccupazione giovanile, la casa, i servizi socio-sanitari, il sistema scolastico.