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mercoledì 1 dicembre 2010

Lettera aperta all'Assessore Regionale. La TAV? Una strategia di sviluppo.

Secondo il Presidente della Provincia di Venezia, la Sig.ra Zaccariotto, il percorso “basso” della TAV verso le spiagge, nonostante l’auspicata volontà di Rfi e dell’Assessore Chisso, non può essere attuabile perché  «Alla luce di quello che si è saputo dopo l’audizione dell’amministratore delegato di Rfi alla Camera, la fermata a servizio delle spiagge non c’è. E anche se ci fosse stata all’altezza di Passarella, come si era sentito dire, probabilmente non sarebbe stata in posizione utile per il passeggero interessato a raggiungere il litorale con il treno» . Per cui, sarebbe utile ritornare alla «..soluzione che i sindaci del Veneto Orientale avevano sempre auspicato, ….l’affiancamento della futura Tav al tracciato dell’autostrada A4 oppure alla linea ferroviaria già esistente. Non stiamo dicendo una cosa nuova, insomma» (Corriere del Veneto 25 novembre 2010).Un progetto che non serve al turismo ma, soprattutto una posizione che si avvicina più ai comitati anti-TAV della Val di Susa che ad un effettivo ragionamento geo-politico sul territorio.  Si vuole, poi, convocare per il 1 dicembre un incontro con tutti i sindaci interessati, al quale dovrà partecipare anche l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso. Un apertura quanto mai inopportuna che fa intuire come non si consideri il percorso «basso» come una soluzione irreversibile: serviva però un progetto politico già condiviso entro il 31 dicembre per non perdere i finanziamenti europei, poi del tracciato si sarebbe potuto ridiscutere. A mio modo di vedere, se mi si consente il giudizio, questo atteggiamento non è affatto positivo.  Come non considero positivo la netta presa di posizione di Consiglio e Giunta del Comune di Jesolo a favore del tracciato basso. Il collegamento TAV, nel suo tracciato “basso” può essere ritenuto fattibile solo in un contesto di collegamenti nazionali ed europei secondo scelte di politica dei trasporti in cui ha un ruolo essenziale il rafforzamento della coesione economica e sociale dell’Unione Europea, per ridurre gli squilibri regionali e migliorare in particolare l’accesso alle Regioni periferiche. Non solo. Ma l’ integrazione degli aspetti ambientali nello sviluppo delle altre politiche dell’Unione risulta prioritario e vale in modo particolare per i trasporti su strada che costituiscono una fonte notevole d’inquinamento. Per garantire uno sviluppo sostenibile è quindi necessario incoraggiare le alternative al trasporto su strada. La nuova Europa a 25 paesi attiverà un mercato di oltre 500 milioni di persone, maggiore di quello degli Stati Uniti d’America. L’Italia, il Veneto ed i comuni turistici della fascia litoranea, se vorranno essere presente in questo mercato dovranno elevare il proprio grado di competitività in tutti i settori ed in particolare in quello dei trasporti : la TAV si integrerà in una rete rete che vedrà la ferrovia come modalità di base da integrare col più ampio sistema del trasporto stradale, aereo e marittimo. La politica di coesione economica e sociale produce effetti positivi sui territori in difficoltà dell'Unione europea. Specie dove persistono marcate disparità socioeconomiche tra gli Stati membri e tra le regioni. Queste disparità sono in gran parte dovute a lacune strutturali registrate in taluni fattori chiave di competitività quali, appunto, gli investimenti in infrastrutture materiali, l'innovazione e le risorse umane. Gli Stati membri e le regioni contano pertanto sul sostegno delle politiche comunitarie per superare gli effetti negativi, sviluppare i vantaggi comparativi ed evolvere in maniera armoniosa in un ambiente sempre più concorrenziale. La TAV si inserisce in un corridoio multimodale; quindi interessa sia il trasporto ferroviario, sia quello stradale. La TAV si sviluppa lungo una direttrice principale ovest-est che collega l'Italia nordorientale all'Ucraina, attraverso la Slovenia e l'Ungheria, dalla quale si diramano tre assi secondari che interessano a nord la Slovacchia, a sud l'area settentrionale della Croazia e la Bosnia Erzegovina. Il territorio denominato “Veneto Orientale” include 20 comuni della parte nord orientale della provincia di Venezia. Tale area, rimasta emarginata ed arretrata fino all’inizio degli anni ’70, è riuscita, proprio grazie all’attività turistica nascente, a sviluppare spontaneamente una propria capacità di coesione locale:ciò ha impresso una svolta sorprendente nel trovare un proprio percorso allo sviluppo, attraverso le risorse disponibili: territorio di acque interne (lagune,fiumi, canali di bonifica) e di mare (la costa adriatica). Con queste modalità il “Veneto Orientale” ha saputo tenere in equilibrio le vocazioni specifiche e distinte del turismo, dell’agricoltura, dell’artigianato diffuso e delle piccole imprese. Se il turismo è stato l’elemento “aggregante” su cui ha poi preso forma tutto l’indotto dell’area del Veneto Orientale, oggi, lo stesso turismo,in un periodo di grave crisi economica,  ridiventa il nodo nevralgico e strategico nel coinvolgimento di tutti gli attori dell’area e della popolazione. Ciò significa che tale territorio sarà, entro brevissimo tempo ( 3-5 anni ) investito da una centralità geo-strategica che può diventare una “finestra” temporale di opportunità. E’ anche vero però che ad ogni opportunità che si apre, occorre avere tempestività e preparazione, perché come si apre così può anche chiudersi alle nostre spalle. Può il Veneto Orientale e le sue spiagge privarsi della TAV come offerta, opportunità di sviluppo? Si può rispondere ad una crisi di domanda con un “arretramento” del proprio potenziale produttivo? Il tracciato “basso” della TAV fornisce al turismo litoraneo energie nuove e inaspettate proprio dalla globalizzazione e l’era dell’accesso: rende visibile e facilita gli scambi di luoghi e territori prima quasi ignoti, emarginati e del tutto irraggiungibili. La Conferenza dei Sindaci è l’ultimo (e inattuale) strumento di “governance” di questo territorio: il metodo della concertazione e della partnership non è mai riuscito a “modellare” secondo una propria fisionomia specifica un organismo i cui poteri non vanno al di là del potere consultivo. I “primi” cittadini sono figure spesso atavicamente legate ad una dimensione localistica dell’amministrazione del territorio: gelosi del proprio elettorato, non elaborano piani strategici tali da interconnettersi con la programmazione regionale, secondo un leale rapporto di sussidiarietà verticale.  Anzi, elaborano piani “tattici” il cui posizionamento risponde più a decisioni di natura politica “a scavalco” di quella che è la stessa programmazione regionale o provinciale. E’ bene che la Sig.ra Zaccariotto riflettesse su questo aspetto

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