Egr. Presidente AJA,
non avendo dati statistici inoppugnabili né un analisi dei dati di bilancio delle aziende alberghiere, mi limiterò a svolgere una serie di ragionamenti, forse inutili nel vano tentativo di inseguire la verità, spero, in ogni caso, utili per aprire un dibattito politico costruttivo tra le forze politiche e quelle economiche. Come ebbe a scrivere un famoso statistico italiano dei primi del „900 :”La verità è verità, e giova a tutti di conoscerla. La statistica dev'essere qualche cosa al di sopra dei partiti, ed estranea affatto alla politica (...) Non è a scopo di polemica che si fanno le statistiche e si forniscono gli elementi per esse. Gli uomini ... dovrebbero penetrarsi dell'idea che il contribuire alla statistica è una specie di funzione pubblica, un atto da buon cittadino, affinché governo e privati possano illuminarsi reciprocamente".
Stagione record per presenze...gli stranieri sono ritornati in Italia....TG5 ore 20.30 del 20 luglio.
Nel comunicato stampa, disponibile nel sito del Comune, si legge:
I DATI STATISTICI CONFERMANO LE POTENZIALITA’ DI JESOLO L’AMBITO HA FORNITO LE STATISTICHE UFFICIALI DELLA STAGIONE 2010 Dati statistici, Jesolo dà una forte risposta alla crisi e, soprattutto con l‟alberghiero, traina la sua economia. L‟Ambito Territoriale di Jesolo, dell‟Apt della Provincia di Venezia, ha comunicato i dati statistici della stagione 2010, che comunque ancora attendono, per la chiusura ed una valutazione complessiva, il mese di settembre. C‟era curiosità e preoccupazione, dopo i segni negativi dei mesi di maggio e giugno, determinati in particolar modo dalle condizioni meteo che hanno contrastato la ripresa. Ed invece le indicazioni sono più che positive, soprattutto in considerazione del fatto che i mesi centrali dell’estate, luglio e agosto, quelli che risultano determinanti dal punto di vista finanziario, da valutare molto di più delle cifre relative alle presenze, hanno fatto registrare dati più che positivi. Considerando che, con le sue quasi 400 strutture ricettive, il comparto alberghiero rappresenta la principale forza economica del territorio, ecco che i dati emersi confermano la tenuta della località e gettano le basi per il futuro prossimo. Nel complesso (valutando cioè il periodo gennaio-agosto e sempre per l’alberghiero) c’è stato un segno positivo, seppure marginale (più 0,1%) nelle presenze, nel mese di luglio un buon aumento ed in agosto una conferma rispetto al 2009. Analizzando alcuni dati nel dettaglio possiamo annotare dei segni positivi per le presenze di Austria (più 8,7%), Germania (più 4,3%), Polonia (più 21%), Svizzera, (più 4,2%) Russia (più 27,6%) mentre l‟Italia segna ancora il passo con un dato negativo (meno 3,6%).La sofferenza è stata registrata nell‟extra-alberghiero (meno 7,7%): un dato che dovrà essere valutato con attenzione e con i necessari approfondimenti. In questo comparto l‟Austria ha fatto registrare un calo del 4,2%, la Germania sostanzialmente alla pari con un meno 0,5%, la Polonia meno 16% la svizzera più 9,5% e l‟Italia meno 3,7%.
I dati complessivi, ovvero dell’intera potenzialità ricettiva della località, hanno fatto registrare un calo delle presenze di poco superiore del 2%. Quindi una sostanziale tenuta, considerando le valutazioni settoriali fatte in precedenza.
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Abito a Jesolo (da sempre considerata la seconda spiaggia d'Italia) e mi guardo attorno. Il "pieno (di pendolari, non turisti) durante il fine settimana. Ombrelloni vuoti e piazze semideserte la sera. Mi domando (ma la domanda potrebbe anche essere collettiva) : sono io ad avere una visione distorta della realtà oppure sono i dati statistici (e con esso la notizia) ad essere "distorti"? Non voglio naturalmente sostenere che bisognerebbe abolire le ricerche statistiche, ignorare tabelle e diagrammi. No, questo no. Ma (magari) guardarli con spirito critico, interpretarli, assolutamente sì. Ho la sensazione che, spesso e volentieri, la politica utilizzi i dati scientifici (spesso neanche tali) per legittimare la propria azione di governo. Alla lunga, però,spiace dirlo, si finisce con il confondere l‟astrazione della realtà per la realtà stessa, la finzione numerica messa in atto per reale sostanza: ed un politico, anche attento e acuto non può permettersi di sbagliare nell'interpretazione delle reali condizioni del paese o della città in cui vive. In questa "strana"
epoca postmoderna si sta allargando profondamente, quel divario fra percezione politica e percezione della realtà. I dati statistici possono essere e sono uno strumento utile. Ma, al solito, è necessario che siano sottomessi ad un analisi storica (che faciliti un giudizio oggettivamente coerente e responsabile) e all‟impegno etico-politico. Che siano aumentati gli arrivi o le presenze turistiche di una località importa poco alle persone che, debbono rimanere, per così dire "in aspettativa" fino all'arrivo dei "turisti",così come la "sofferenza" di alberghi e servizi turistici annessi non preoccupa affatto gli speculatori e i finanzieri più spregiudicati.
Non a caso ho voluto sottolinearne alcuni passaggi, al solo scopo (come ho già chiarito in premessa) di discussione. Ma ad ogni “uscita” statistica si viene “sommersi” da percentuali che dovrebbero pronosticare l‟andamento dell‟affluenza turistica. Eppure, come ben sanno coloro che si occupano di turismo in prima persona, l’andamento dell’affluenza non è più realmente pronosticabile, neppure a breve termine. Quando parliamo di statistiche è necessario fare però alcune considerazioni: prima fra tutte che le classificazioni che propone il mercato sono diverse da quelle elencate dall’ Istat ed anche da quelle giuridico amministrative delle diverse regioni. Federalberghi, approfondisce quest’aspetto in modo chiaro. Ci spiega, infatti, che a fronte di un allargamento delle tipologie ricettive utilizzate dalla clientela dovrebbero essere identificate quelle che si caratterizzano per rappresentare, comunque, una gestione di tipo alberghiero. Il mercato e le classificazioni internazionali, che non valutano le diversità giuridiche e tipologiche esistenti nei vari paesi, e tantomeno le diversità fra singole regioni, seguono propri criteri e considerano i grandi gruppi alberghieri includendo nel numero delle strutture e delle camere anche i residences, i villaggi turistici, gli alloggi agrituristici e altri ancora a condizione che siano caratterizzati da gestioni di tipo alberghiero, cioè da una reception, dalla presenza di un servizio di pulizia e di riordino e dalla possibilità di ristorazione. Si parla ormai sempre più frequentemente di centri o villaggi vacanza o, anche di resort, per indicare, appunto, un insieme di strutture ricettive, dal villaggio e dal campeggio, all’albergo ed agli appartamenti per vacanza, integrate con opzioni per il soggiorno ed il divertimento come teatri, centri benessere, tennis, vela, diving ecc. È questo un fenomeno che riguarda sia la destinazione Italia, specialmente per la sua caratterizzazione balneare e montana, sia le destinazioni estere che gli italiani scelgono per le loro vacanze. Anche l’osservatorio Nazionale del Turismo si accorge di altre mancanze, in questo caso di alcune tipologie di attività ricettive che sfuggono totalmente alle rilevazioni ufficiali di presenze statistiche: è ipotizzabile, ad esempio, che le presenze nelle abitazioni private rappresentino un universo di dimensioni pari o superiori a quello rilevato ufficialmente. Ci si potrebbe forse consolare anche col fatto che per quanto concerne i consumi turistici sono considerate solo le voci di spesa relative all‟alloggio e alla ristorazione. In realtà la spesa turistica è ben più ampia e trasversale a tutti i settori economici. Dai dati Unioncamere si stima, infatti, che per ogni euro speso nella ricettività se ne contano altri 3 in tutti gli altri settori economici. In questo modo il turismo è contato solo per un quarto della sua reale ricchezza che apporta ai territori. Vi sono poi le statistiche ad occhio (quelle che, ironicamente, “piacciono” al sottoscritto, fonte continua di polemica ed inutili talk show mediatici): se a fine agosto qualcuno canta vittoria, vantando milioni di turisti nella propria città, qualcun altro ribatterà che sulle spiagge, al 4 di agosto, non c‟è un‟anima, a parte, ovviamente, gli indigeni. Sul piano nazionale, il panorama delle informazioni sul turismo appare ancora frammentario e insufficiente a soddisfare appieno le esigenze informative, sia a livello locale che a livello nazionale. Come storicamente evidenziato, è di fondamentale importanza che le statistiche del settore si sviluppino armonicamente. A tal fine risulta necessaria, quale condizione imprescindibile, una collaborazione efficace fra produttori di dati ed utilizzatori. e produttori. Un aspetto che mi lascia interdetto, è la totale mancanza di una qualche correlazione tra e programmazione e gestione turistica complessiva della località ed il dato statistico ipotizzato come obiettivo da raggiungere. Gestire una località nel suo complesso significa conoscere le sue risorse interne e l'ambiente esterno nel quale essa opera. L'ambiente esterno si trasforma in continuazione e bisogna conoscerlo bene se no sarà difficile tradurre le sigenze di mercato in politica prima ed in Amministrazione, poi. La gestione amministrativa di una località deve essere quindi programmata nel tempo e usare conoscenze e strumenti che aiutano a stabilire dove si vuole arrivare (obiettivi) e che cosa fare per arrivarci (strumenti) per raggiungere gli obiettivi. Alla base del processo di programmazione vi è , quindi, un processo di previsione delle condizioni future. Programmare significa definire gli obiettivi da raggiungere, le strategie da mettere in atto per raggiungere gli obiettivi, gli strumenti necessari per attuare le strategie e raggiungere gli obiettivi. Collegare, però, un risicato dato statistico (anche se positivo) alle “potenzialità” turistiche della località, significa esercitare una suggestione talmente forte che nessuno riesce a sottrarsi all'idea che una simile raccolta di numeri sia necessariamente legata alla volontà di dimostrare qualcosa che procede positivamente anche al di là della crisi economica. Come Alleanza di Centro vorremmo che i risultati finanziari delle imprese alberghiere non venissero “sottratti” alla statistica. Vorremmo, in sostanza che si ricorresse anche alla valutazione del RevPAR, un modo semplice per valutare le entrate che un'azienda o una serie di aziende alberghiere. Il dato incorpora infatti sia l'occupazione sia i prezzi delle camere: un barometro della salute di un‟attività alberghiera. E sostanzialmente di tutta la località turistica. Il calcolo del RevPAR è abbastanza semplice (mi corregga se ho sbagliato qualche conto). Basta dividere i ricavi totali generati in un periodo per il numero di camere disponibili. Per esempio, supponiamo che le una albergo gestisca 50 camere per un periodo di 100 giorni (operativamente il periodo stagionale estivo). Le camere,ipotizziamolo, sono state occupate per il 75% a un prezzo medio giornaliero di € 120 (camera doppia).
Le entrate totali per i 100 giorni sarebbe stato calcolato come segue: 50 stanze x 100 giorni x 120 euro ADR x 75% di tasso di occupazione = € 450.000.
Quindi, il numero totale di camere disponibili sarebbero 50 x 100 giorni = 5000.
Infine, dividendo 450.000 euro in ricavi per 5.000 (tot. Camere disponibili) si ottiene un RevPAR ovvero una cifra di 90 euro, vale a dire l'impresa ha avuto un guadagno medio di circa 90 euro per ogni stanza per notte .
Oppure, si può semplicemente moltiplicare l'occupazione del periodo per il prezzo medio giornaliero (ADR) pagano per camera: € 120 x 0,75 = € 90.
Un confronto utile tra alberghi della stessa categoria (ma anche tra alberghi di categoria diversa) potrebbe, a mio avviso, riservare delle sorprese. Immaginiamo (è solo una simulazione senza dati reali) di avere 3 aziende alberghiere (A,B,C) simili per numero di stanze, ma con diverso ADR.
Azienda | ADR | Occupazione | 2010 RevPAR (variazione 2009/2010) |
A | 221 € | 98% | 217 euro (+11,3%) |
B | 140 € | 96% | 135 euro (+5,5%) |
C | 271 € | 95% | 257 euro (+4,5%) |